
Dopo la Rivoluzione Francese, la vittoria della borghesia e la progressiva scomparsa dell’aristocrazia, cambiò radicalmente la moda maschile. I valori borghesi, che erano legati al lavoro, al guadagno, alla serietà del vivere, si manifestarono con vestiti scuri, molto formali, che accoglievano malvolentieri i mutamenti della moda. Gli abiti erano composti da tre pezzi: pantaloni, gilè, giacca, dalla camicia con cravatta, e infine da uno o più soprabiti. La stessa cosa successe ai cappelli, che presentano durante il secolo un’uniformità sconsolante. Molte delle mode più sotto esposte venivano dall’Inghilterra, che era diventata la patria dei migliori sarti e cappellai da uomo. Il Cilindro in particolare spopolò, travalicando la fine dell’Ottocento, per poi scomparire lentamente nel Novecento sostituito da copricapi più comodi. Inventato nel 1805 dal cappellaio inglese Harrington creò all’inizio un tale subbuglio che l’artigiano fu diffidato come disturbatore della quiete pubblica. Fino al 1821 si presentava con tesa non molto larga e una leggera svasatura dal basso verso l’alto. Il materiale era in castoro o in felpa a pelo lungo.
Durante il Romanticismo, attorno al 1830, comparve il Cilindro soprannominato scherzosamente “zero”, perché si era trasformato in un tubo della stessa larghezza sia in alto che in basso. Questo accessorio era indossato non senza qualche difficoltà: avendo le falde strette e superando di un bel po’ la testa, era facile preda delle folate di vento. Era anche piuttosto ingombrante da riporre, specie se portato a cena o a teatro. Forse per questo motivo nello stesso periodo, il cappellaio parigino Gibus inventò il Cilindro elastico, che si poteva appiattire a fisarmonica grazie a invisibili e sottilissime molle in acciaio: bastava poi una leggera pressione del dito per farlo ritornare alla forma originale. A causa del caratteristico rumore a scatto prodotto dalle molle fu chiamato anche "Chapeau claque"
Intanto il cilindro non tramontava ma raggiunse altezze iperboliche tanto da essere chiamato "canna di stufa"; dopo la metà del secolo aprì con grande successo anche la ditta Borsalino, che diventò ben presto una grande e rinomata industria, tutt'ora esistente, che all'inizio del '900 arrivò a fabbricare 750.000 pezzi annui di grande qualità esclusivamente in pelo di coniglio.
Dal 1868 al 1888, in pieno periodo Eclettico, gli sport si andavano diffondendo rapidamente, richiedendo cappelli più adeguati. Il copricapo di paglia conobbe un rinnovato favore: ideale per guidare i cannotti sui fiumi, fu per questo chiamato “alla Cannottiera” o “Paglietta”; dalla campagna si diffuse poi l’abitudine di portarlo in città nella sua forma più caratteristica, usata anche nel Novecento: piatto, tondo e con un nastro nero attorno alla base. Ma la novità più importante fu il “Cappello alla Lobbia”che da noi si riteneva originato da un fatto di cronaca che fece grande scalpore: il deputato Cristiano Lobbia, raccontò di essere stato aggredito a colpi di bastone
Intanto il cilindro non tramontava ma raggiunse altezze iperboliche tanto da essere chiamato "canna di stufa"; dopo la metà del secolo aprì con grande successo anche la ditta Borsalino, che diventò ben presto una grande e rinomata industria, tutt'ora esistente, che all'inizio del '900 arrivò a fabbricare 750.000 pezzi annui di grande qualità esclusivamente in pelo di coniglio.

In seguito i cappellai diedero il nome del parlamentare a un cappello floscio di feltro, con un’acciaccatura nel mezzo della cupola che doveva ricordare l’incidente. In realtà la moda veniva da Parigi. Forse stanchi del Cilindro, gli acquirenti si interessarono ad altri copricapi come la “Bombetta” un cappello duro di forma rotonda e con una piccola tesa arricciata che ricordava appunto una piccola bomba. Ideata nel 1850 in Inghilterra dal cappellaio londinese Bowler, nome usato tuttora, fu inaugurata da un gentiluomo britannico con una passeggiata a cavallo nel parco. In Italia arrivò più o meno attorno agli anni Ottanta: inizialmente di colore nero prenderà successivamente le sfumature del grigio e del tortora.
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